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“Bonifica dei siti inquinanti” il convegno del CUFAA a Roma

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bonifica di siti inquinanti
Petronà (Cz)

Nell’ambito dei martedì culturali, nel Punto Informativo del Comando Unità Forestale Ambientale e Agroalimentare (CUFAA) di Via Salandra a Roma, si è tenuto il 13 febbraio un vero convegno interdisciplinare sulla “Bonifica dei siti inquinanti”. Erano presenti tra i relatori il Commissario Straordinario per le bonifiche delle discariche abusive il Generale di Brigata Giuseppe Vadalà, un funzionario dell’ISPRA il dott. Fabio Pascarella, e due funzionarie del Ministero dell’Ambiente l’ingegner Laura D’Aprile e la dottoressa Ilde Gaudiello. In sala, oltre a importanti tecnici e all’ex Ministro alle politiche agricole Pecoraro Scanio, ha assistito al convegno il Generale C.A. Antonio Ricciardi Comandante del CUFAA e quindi padrone di casa.

Bonifica dei siti inquinanti: un tema difficile e di complessa soluzione

La sala era completamente piena e per i presenti il convegno è stata l’occasione per verificare la trasparenza sugli interventi eseguiti e sullo stato delle attività in corso. I relatori hanno fatto il punto sul lavoro già svolto sui siti inquinanti, ma hanno anche indicato delle prospettive per risolvere i problemi presenti e soprattutto gli obiettivi a cui tendere.

Una penale milionaria per i nostri ritardi

I nostri lettori forse non sanno che la task force che comprende il Ministero dell’Ambiente e l’Arma dei Carabinieri nasce dalla necessità di far fronte a una condanna comminata all’Italia dalla Corte di Giustizia Europea per la presenza di duecento siti non idonei all’attività di raccolta dei rifiuti. Per questa condanna del dicembre 2014 il nostro Paese ha dovuto pagare una somma di 40 milioni di Euro come penale e ulteriori circa 43 milioni per ogni semestre di ritardo per la messa a norma dei siti. Oggi dei duecento siti incriminati ne restano solo 77 e la penale semestrale è scesa a 16 milioni di euro. Certo, grazie al lavoro già svolto negli anni passati dal Corpo Forestale dello Stato, la situazione è molto diversa da quella rilevata nel primo censimento delle discariche abusive e delle cave abbandonate.

Siti inquinanti: molto è stato fatto

siti inquinanti bonifiche
San Pietro Vernotico (Br)

Nel 1986 l’indagine che riguardò l’80% dei comuni italiani individuò circa seimila discariche, nel 2002 le discariche erano scese a 4866, solo nel 2003 la Comunità Europea ha aperto un procedimento di infrazione conclusosi con la condanna dell’Italia nel 2014.

Come cittadino ho potuto comprendere che, nonostante la buona volontà di collaborare, a volte l’attribuzione ai Comuni e alle Regioni delle competenze sullo smaltimento dei rifiuti ha prodotto conflitti e incomprensioni che hanno ritardato le attività di bonifica e recupero dei territori inquinati, e addirittura hanno permesso di addossare alla comunità i costi dei danni realizzati da pochi inquinatori. D’altronde nessuno vuole una struttura di raccolta e differenziazione o un termovalorizzatore nel suo “cortile”, così gli amministratori locali sono stati bloccati per accontentare probabili bacini elettorali. Solo pochissimi comuni sono riusciti a predisporre una vera programmazione in grado di rispondere alle necessità di raccolta, recupero e smaltimento degli scarti.

L’obiettivo? Zero rifiuti 

L’ideale sarebbe smettere di produrre rifiuti, ma questo è ancora lontanissimo dal potersi ottenere soprattutto nei grandi centri. Il problema è particolarmente complesso e spesso è in conflitto con le esigenze locali di sviluppo e di occupazione. Ora i Carabinieri del CUFAA hanno in carico il rilevamento delle discariche, l’analisi della loro pericolosità, e in collaborazione con gli enti locali la progettazione e il controllo della bonifica, una volta individuati gli obiettivi possibili. Non è credibile puntare con interventi rapidi a un territorio completamente libero da ogni tipo di inquinante. Il terreno inquinato, e sottratto all’uso della comunità, non dovrà necessariamente essere riusato per realizzarvi sopra un asilo nido, è già interessante pensare ad un utilizzo come parcheggio o addirittura come area boschiva, è quindi prioritario individuare il grado di intervento in funzione delle necessità e delle possibilità locali. Il CUFAA ha gli strumenti e le capacità per collaborare con le autorità locali e, dove serve, per intervenire direttamente a tutela e salvaguardia della salute dei cittadini che, come prevede la Costituzione, deve essere garantita a livello nazionale.

Chioggia siti inquinanti
Chioggia (VE)

Servono interventi legislativi 

Come cittadino italiano ho capito che, nonostante l’impegno e le capacità tecniche degli organismi preposti, occorre rivedere la normativa nazionale, anche per adeguare la nostra capacità d’intervento ai livelli degli altri Paesi europei, dove c’è una minore frammentazione delle competenze. L’obiettivo è programmare la riduzione della quantità degli scarti, il loro riciclaggio e contemporaneamente realizzare impianti tecnologicamente avanzati per la termovalorizzazione dei rifiuti e la produzione di biogas o biocarburante dagli scarti.

La Germania, un modello da seguire

In Germania la realizzazione degli inceneritori, naturalmente associati alle politiche di riduzione degli scarti, alla raccolta differenziata e al riciclo, ha permesso di eliminare l’uso delle discariche e addirittura, come possiamo verificare sulla nostra pelle, di ricevere (retribuiti) i rifiuti di chi ha preferito non investire in attesa di soluzioni diverse, quelle che sappiamo essere “belle e impossibili”.

Oggi dal Lazio spediamo centinaia di migliaia di tonnellate di rifiuti in Germania (al costo di oltre 200,00 euro a tonnellata, trasporto incluso) e questi vanno ad alimentare i termovalorizzatori che, a causa della ridotta produzione locale di scarti sono sovradimensionati e quindi hanno bisogno (per produrre energia) dei rifiuti che noi inviamo. In pratica i tedeschi guadagnano due volte: la prima perché ci fanno pagare il servizio, la seconda perché lavorando per noi producono energia e utilizzano in pieno le loro strutture. Sempre come cittadino italiano ho capito che l’Europa dovrà avere un ruolo importante anche nella strategia delle politiche ambientali, la stessa definizione di “inquinamento” oggi è lasciata alle politiche dei singoli Stati che egoisticamente difendono i propri interessi economici sulla pelle dei loro cittadini. Per fare un esempio: all’intervento dell’Europa in questo settore si oppone un Paese che, come la Francia, ha fatto una scelta di politiche energetiche diversa dalla nostra. Il controllo e la messa in sicurezza delle scorie derivate dalla produzione di energia atomica è un problema che ancora oggi è di quasi impossibile soluzione, e quindi se nei parametri europei di inquinamento dovesse entrare anche la radioattività, la Francia ad esempio si troverebbe costretta a interventi oggi insostenibili per essa. Una definizione europea dei limiti tollerabili impedirebbe ad amministratori locali di innalzare con un decreto i livelli di tollerabilità, ad esempio nel caso di presenza di livelli eccessivi di arsenico nell’acqua degli acquedotti. Purtroppo siamo ancora lontani da una definizione comune e la politica scarica sui cittadini i danni delle scelte, spesso senza renderli partecipi dei rischi reali delle scelte stesse. Infine, mi ha fatto piacere scoprire che ad assistere a questa conferenza c’erano anche studenti liceali: inquinare oggi significa ridurre la possibilità di utilizzi futuri dell’ambiente, la loro presenza mi fa sperare che almeno i giovani non siano disponibili a nascondere la spazzatura sotto al tappeto!

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Dopo aver chiuso alcune delle mie vite precedenti, quella sindacale (da Presidente FIARC Confesercenti a Roma), quella politica (membro effettivo Commissione Centrale Ruoli presso il Ministero del Lavoro), quella da redattore e autore nel mondo della carta stampata (Acquari & Natura, L’acquario ideale, Le mie prime venti Aloe, Piante Grasse), quella da tecnologo nell’elettronica industriale, quella da segretario nazionale dell’Associazione Italiana Amatori delle piante Succulente (AIAS), quella da libraio (Einaudi) a San Lorenzo a Roma, quella di formatore e consulente (master PNL), finalmente da alcuni anni posso dedicarmi alle mie passioni: lo studio e il restauro di orologi antichi (con lavori citati anche in Wikipedia), l’allevamento e lo studio di tartarughe terrestri, la coltivazione di qualche centinaio di piante, la partecipazione alle attività di associazioni naturaliste scientifiche (ERPISA, bibliotecario SRSN), l’alfabetizzazione del WEB con la lotta alle bufale e alle “credenze” prive di ogni fondamento che imperversano in rete, oltre allo studio e alla diffusione della cultura ambientale. luciano@einaudiroma.it

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