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#vamping, una nuova tendenza tra i giovani

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#vamping

Già da qualche tempo si parla del fenomeno del vamping, ovvero della nuova abitudine degli adolescenti di rimanere alzati per buona parte della notte a chattare e condividere immagini con i propri amici. C’è chi ci mette in guardia dal #vamping, poiché comporta una minor dose di sonno per i ragazzi che a lungo andare può essere nociva. C’è invece chi tende a giustificare questa nuova abitudine, appellandosi al diritto dei ragazzi di socializzare con i propri coetanei, cosa divenuta difficile da fare durante il giorno a causa di impegni come scuola, sport e simili.

Svegli fino all’alba

Al di là della correttezza o meno del vamping, sarebbe importante capire cosa spinge i ragazzi a stare svegli fino all’alba per condividere o commentare foto di amici o di perfetti sconosciuti. Possiamo cominciare dall’evoluzione della comitiva: fino a qualche tempo fa un gruppo di persone che voleva passare del tempo insieme doveva per forza vedersi. Oggi invece grazie alla tecnologia possiamo “stare insieme” anche a grande distanza, ognuno a casa sua, in città e anche Paesi diversi. E alcuni ragazzi decidono di stare insieme anche di notte. Dico anche, e non soprattutto, perché se guardiamo i dati dell’ultimo studio dell’Osservatorio Nazionale dell’Adolescenza ci accorgiamo che durante il giorno i giovani sono sempre connessi. Ma perché anche la notte? Le ragioni possono essere tante, prima fra tutte la trasgressione. Aderire al vamping è come avere la possibilità di fare un pigiama party ogni notte! La notte, luogo da sempre riservato agli adulti, apre le sue porte a centinaia di giovani che gridano al mondo intero che loro a dormire presto non ci vanno. Per non parlare poi dell’emulazione che sta dietro a questi comportamenti. Alcuni personaggi dello spettacolo, infatti, pubblicano dei commenti, invitando gli utenti connessi a “rilanciare” se sono svegli. Ecco quindi che stare svegli fino a tardi non si traduce solo in chiacchierate con amici, ma diventa anche un modo per aderire ad uno stile di vita che non appartiene agli adolescenti. Uno stile di vita fatto di spettacoli, concerti e notorietà. Uno stile di vita riservato a pochi, a quelli che per il luogo comune hanno avuto successo. E quando stai attraversando l’adolescenza, quella strana fase della vita in cui ti sembra che non riuscirai mai ad essere qualcuno di importante – forse perché ancora non sai cosa vuol dire essere importante – deve essere bello vivere una parte della tua giornata come qualcuno che ammiri.

Se non condividi non esisti! 

I ragazzi – ma anche molti adulti – sui social, poi, sembrano avere un disperato bisogno di dimostrare al mondo che esistono. Condividono tutto, dalle abitudini igieniche a quello che mangiano; dal voto preso a scuola al film visto al cinema. E forse la notte aiuta ad esprimersi, forse aveva ragione Jovanotti quando diceva che di notte “è molto più facile parlare con la gente”. Forse i giovani si sentono protetti nel chattare al buio, perché nel web trovano uno spazio lontano dagli occhi e dalle orecchie indiscrete degli adulti, una sensazione di sicurezza che si rafforza quando il resto della famiglia sta dormendo.vamping, social network

Pericolo vamping

Adesso, tuttavia, arrivano le note dolenti. Non possiamo fare a meno di riflettere sulla necessità che oggi esprime la maggior parte delle persone, ovvero il riuscire a socializzare più facilmente attraverso una connessione. Non avendo un diretto rapporto con l’altro, si può più facilmente osare, poiché anche in caso di rifiuto saremo sempre protetti dallo schermo e la nostra reazione non sarà immediatamente visibile ma consisterà in ciò che noi esprimeremo in risposta. La minaccia di essere delusi o feriti se ci si mette in gioco è minore, ma allo stesso tempo si rischia di perdere la bellezza che offre l’incontro senza filtri con l’altro. Corriamo il pericolo di diventare dipendenti dal numero di risposte o di like che riceve qualcosa che condividiamo. Le emozioni in qualche modo si trasferiscono: non è più quello che facciamo a farcele provare, ma la reazione della comunità dei social.

E allora dobbiamo chiederci: queste nuove modalità di socializzazione possono davvero sostituire le altre? Mandarsi un messaggio mentre si è a scuola da lo stesso brivido di lanciare un bigliettino da un banco all’altro? Pubblicare qualcosa sui social è come darsi appuntamento nel bagno della scuola con un’amica che frequenta un’altra classe? Probabilmente non lo sapremo mai. Possiamo solo credere, per il momento, che sia più facile conoscere un’altra persona se non vi è uno schermo a dividere; che il vero incontro con l’altro non sia solo uno scambio di parole, ma anche fisico, di sensazioni, di emozioni, cose che forse sono difficili da trasmettere stando seduti davanti ad un PC. Ma questo non è necessariamente il pensiero di tutti. Possiamo quindi augurarci che i giovani trovino un tempo – anche notturno – e uno spazio – anche virtuale – che permetta loro di fare questa esperienza, riuscire a mettersi a nudo e a farsi conoscere completamente da qualcun altro. Perché essere visto per ciò che realmente sei ed essere accettato in quanto tale procura delle emozioni che non hanno paragone.

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