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Il pomerio, il monumento che non si vede

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Dalla notte dei tempi, il pomerio era il confine che delimitava l'essenza viva di Roma

Quando camminiamo nell’area archeologica del Foro Romano o andiamo a ristorarci nei pressi del rione Monti, stiamo attraversando un’area che fu lungamente la più sacra di Roma, quella che ne racchiudeva essenza ed esistenza: siamo dentro il pomerio o, in latino, pomerium.

Il pomerio, confine invisibile e sacro di Roma

In cosa consisteva questo pomerio? Era un invisibile recinto, confine sacrale e legale, che delimitava ciò che “era” Roma. Non coincideva con le mura, anche se per motivi pratici vi correva parallelo dal lato interno ed era segnalato da cippi di marmo con la faccia rivolta alla città. In quella striscia di terra non si poteva costruire, per cui i palazzi di Roma antica non toccavano mai le mura, perché tra esse e gli edifici vi era il terreno sacro. Il pomerio proteggeva l’urbs e la differenziava dall’oppidum: mentre il secondo era un agglomerato abitativo sorto per lo svolgimento di funzioni civili e amministrative, la prima era l’insediamento umano reso sacro dai riti di fondazione che l’avrebbero protetto da tutto ciò che era negativo.

La funzione del pomerio

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Cippo segnalante il pomerio ai tempi di Claudio

Ciò che riguardava la guerra ne doveva restare fuori: il tempio di Bellona, il generale in armi in attesa del trionfo, le scuri nei fascidei littori e via dicendo. La stessa regola valeva anche per gli ospiti indesiderati, come fu per la regina Cleopatra durante il suo soggiorno a Roma. Nemmeno le divinità straniere erano ammesse nel pomerio: si trovò spazio per Cibele, perché era originaria delle stesse zone da cui proveniva Enea, capostipite dei romani. Persino Costantino, che dopo l’editto di Milano costruì diverse chiese, le edificò sempre lontane dal confine sacro, all’interno del quale comunque lasciò la sua impronta con tante costruzioni civili. Era ancora il 313 d.C. e Roma, che pur stava cambiando, manteneva la sua forza concettuale.

Il pomerio nella storia

Nei secoli il confine sacro si ampliò, per via di forti atti simbolici e politici: Silla fece coincidere il pomerio con le mura serviane che aveva restaurato e Claudio lo allargò nel 49 d.C. per rispecchiare nell’Urbe i grandi ampliamenti dell’impero seguiti alla conquista della Britannia. Aureliano lo fece coincidere con la cinta muraria da lui edificata e a lui intitolata, che seguiva peraltro il tracciato del pomerio di Adriano.

E oggi?

A questo punto è ovvio domandarsi: qui a Roma abbiamo ancora un pomerio? Per rispondere a questo interrogativo, dobbiamo chiederci se per noi Roma è solo un insieme di case, strade e caos o qualcosa di ulteriore. Sarà l’anello ferroviario? Il Raccordo Anulare? Ognuno, forse, ha una sua risposta differente. Ma il pomerio, monumento oggi invisibile che però visitiamo sia da turisti che da cittadini, era ciò che conferiva a Roma la sua identità.

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