La fondazione di Roma ha implicato la presenza di influenze greche, etrusche e italiche che vennero unite e fuse fino a creare qualcosa di nuovo, un tronco vigoroso e differente dalle sue stesse radici. E all’epoca più arcaica risale il cosiddetto Lapis Niger, uno scavo nel Foro Romano, relativamente piccolo a pochi passi dalla Curia, in un’area fortemente stratificata. Qui viaggiare nel tempo è facile: basta scendere in profondità, per andare sempre più indietro.
Un luogo e un’iscrizione misteriose come le epoche più antiche
Il lapis niger e la sua iscrizione oscura
Scendendo nel cosiddetto Lapis Niger si incontra un altare a forma di U con accanto quel che sembra un basamento a forma di tronco di cono, probabilmente deputato a sorreggere una statua ormai perduta, e un cippo con un’iscrizione incisa su tutti i lati della pietra. È un testo arcaico e lacunoso, ma inquietante: si tratta infatti di una maledizione scagliata contro chiunque profani quel luogo. L’iscrizione è bustofedica, ossia scritta da sinistra a destra e poi da destra a sinistra, a righe alterne. Le lettere testimoniano un latino arcaico scritto in un alfabeto derivato da quello greco delle colonie orientali e filtrato dagli Etruschi. Possiamo affermarlo per alcune caratteristiche, come la mancanza di differenza tra “o” breve e lunga, e perché in questo percorso c’è una coerenza, una direzione che ricalca lo stesso cammino seguito da Roma. «Chi violerà questo luogo sia maledetto […] al re/ l’araldo […] prenda il bestiame […] giusto» Intorno all’altare e ai due cippi sono stati trovati ex voto e resti di animali sacrificati: forse si trattava di un piccolo sacello per un re o forse di una tomba, o di entrambe le cose. Sicuramente è un luogo fondamentale per gli amanti della lingua latina, visto che questa iscrizione è catalogata come la prima per la sua antichità. Chiamiamo Lapis Niger questo minuscolo pezzo di terra, che sussurra una storia intrisa dei miti più cupi e lontani, forse non adatta agli ascoltatori distratti, in cerca di sfondi scenografici per l’ultimo selfie.