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Aloe pictifolia: una delle vittime della nevicata del 2018

Aloe pictifolia

Il mio primo incontro con l’Aloe pictifolia è avvenuto nel lontano 1990, all’Orto Botanico di Roma (in Largo Cristina di Svezia). In quegli anni i membri della Associazione Italiana Amatori delle piante Succulente si riunivano una volta al mese per ascoltare una lezione o per vedere le immagini di esemplari di piante o di collezioni. Alla fine dell’incontro venivano sorteggiate tra i presenti alcune piante regalate da vivaisti, era una riffa che serviva per finanziare la sezione laziale dell’associazione. In uno degli incontri vinsi il mio esemplare, una pianta già adulta e particolarmente bella. Da allora la pianta è cresciuta in terrazza fino al 2018: la gelata di marzo l’ha distrutta. Tra gli esemplari che coltivo ne ho uno che sembra avere la foglia caratteristica della specie Aloe pictifolia; le sue dimensioni non mi convincono del tutto e quindi dovrò attendere la fioritura per verificare se ho ancora un esemplare della specie, la pianta che si è salvata era protetta dal telo di un gazebo e quindi aveva il terreno asciutto durante il grande freddo.

Il locus tipicus dell’Aloe pictifolia

Secondo Ernst van Jaarsveld l’areale dell’Aloe pictifolia (le scogliere di arenaria sul fiume Kouga, vicino a Hankey, in Sudafrica) è difficile da raggiungere e questo, assieme alla coltivazione intensiva che ne fanno gli amatori e al fatto che non viene usata per scopi farmaceutici, garantisce che la specie non è in pericolo di estinzione. Ernst, da scienziato quale è, ha raccolto informazioni sul tipo di suolo, le temperature, la piovosità e la fitosociologia della zona. Queste informazioni hanno il vantaggio di essere state verificate da uno scienziato e di essere “coeve” con la scoperta della specie che è degli anni ’70 del secolo scorso, per questo ho deciso, anche se di solito non lo faccio, di pubblicarle.

Aloe pictifolia in vaso

Le informazioni raccolte da Ernst Van Jaarsveld

Le precipitazioni, nella zona dove è stata trovata la specie, sono distribuite in due stagioni, la primavera e l’estate, e raggiungono i 500 mm annui; la temperatura media giornaliera massima è di 25° C mentre la media minima giornaliera è di 10° C , durante il periodo invernale la temperatura scende anche a zero gradi, ma secondo il professore le gelate sono rare o assenti. Comunque durante i mesi freddi le piante in natura sono asciutte.

Per quanto riguarda la fitosociologia mi limiterò alle specie della famiglia di appartenenza e ad una famiglia che spesso risulta associata, quella delle Amaryllidaceae. Le prime sono la tanto amata da Ernst Gasteria glomerata (Van Jaarsveld è l’autore della revisione del genere) e due specie del genere Haworthia: H. gracilis var. picturata e H. viscosa; le due specie che ho chiamato in modo non scientifico “associate” sono Cyrtanthus flammosus e C. montanus.

Un poco di storia sull’Aloe pictifolia

Verso la metà del secolo scorso molti orti botanici e centri di ricerca finanziavano, o semplicemente appoggiavano, le ricerche sul campo di viaggiatori avventurosi che perlustravano zone impervie e poco frequentate alla ricerca di nuove specie. Il Sudafrica e il Madagascar erano due delle mete di questi viaggiatori. Nel 1976 il signor Marais, un raccoglitore che collaborava con l’Istituto di ricerca Botanica di Pretoria, trovò e raccolse gli esemplari utilizzati da Dave Hardy per descrivere la specie (Hardy, D.S. 1976. A new species of Aloe from the Humansdorp District. Bothalia 12: 62.). Hardy in quegli anni lavorava come ricercatore a Pretoria nello stesso istituto.

Aloe pictifolia

Descrizione della specie Aloe pictifolia

È importante che durante il periodo invernale le piante di questa specie rimangano asciutte. Dell’Aloe pictifolia non si conoscono ibridi naturali, tuttavia in coltivazione ho trovato degli ibridi e dei cultivar che esaltano i colori caratteristici della specie a scopo commerciale.

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