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La villa dei Papiri, paradiso sepolto dal Vesuvio

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statua villa dei papiri

“Ozio padre del vizio” è un adagio recente. Per i romani l’otium era il tempo libero dalla cura degli affari, dedicato al piacere di studiare, di coltivare le arti e di migliorarsi interiormente. Le ville d’ozio erano i luoghi prescelti per questa attività. Sorgevano in luoghi ameni, ospitavano statue, mosaici e decorazioni eleganti, per rendere ancora più piacevole il soggiorno del proprietario. Papiri e mare erano gli elementi che rendevano, ad esempio, indimenticabile la villa probabilmente appartenuta al suocero di Cesare.

La villa dei Papiri di Ercolano

Ricostruzione della villa dei PapiriIncredibilmente più famosa all’estero che in Italia, la villa dei Papiri si trova a Ercolano e non è visitabile: lo scavo ha una storia travagliata, piena di ostacoli tecnici e geologici ma anche burocratici ed economici. Sostanzialmente la villa si trova ancora sotto oltre 20 metri di fango eruttivo, ma è stata parzialmente esplorata con un sistema di cunicoli adottato sin da principio: la villa dei Papiri è stata infatti scoperta scavando un pozzo, a metà del XVIII secolo. E da scavare ce ne sarebbe, visto che è lunga circa 250 metri e si alza per tre livelli.

Sorgeva a strapiombo sul mare, poiché la linea costiera nel I secolo a.C. – quando la villa dei Papiri venne costruita – era più avanzata rispetto a ora. Affacciandosi per i cunicoli, oltre ad ambienti non esplorati, vediamo pareti dipinte con motivi floreali e marini, qualche mosaico, finestre con battenti in legno, qui e lì è stato ritrovato qualche prezioso suppellettile. Dalla villa dei Papiri inoltre provengono statue conosciute in tutto il mondo, simbolo della civiltà greco-romana ma anche, sebbene impropriamente, della tragedia del Vesuvio, come quella dei Corridori. Molte di esse, insieme ad altri ritrovamenti, sono ospitate dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli. La magnificenza di questa villa d’ozio spinse Paul Getty a riprodurla nel dettaglio e renderla la propria abitazione. La villa è stata anche ricostruita digitalmente più volte, la prima addirittura nella seconda metà degli anni Novanta. Ma se la villa dei Papiri è conosciuta in tutto il mondo, c’è anche un altro motivo: la sua biblioteca.

I papiri ritrovati

Durante gli scavi, infatti, furono ritrovati circa 1800 papiri, in gran parte scritti in greco. Erano raccolti in alcune casse, forse pronte per essere portate via dagli abitanti in fuga quando si resero conto che l’eruzione del Vesuvio non si sarebbe placata, o forse conservati lì perché, in quel preciso momento, c’erano lavori in corso per rimediare ai danni di un forte terremoto

Ricostruzione della Villa dei Papiri
Vista della villa con la statua del Satiro Ebbro ricostruita dalla fondazione CIVES-MAV

precedente. Mancano all’appello i papiri in latino; sono ancora sotto il fango, da qualche parte. Ne sono stati trovati frammenti e l’abitudine di ospitare una biblioteca in due lingue – latino e greco – suggerisce che sì, sono ancora sepolti ma ci sono. Grazie a secoli di sforzi tecnologici, i papiri ritrovati sono leggibili: carbonizzati dall’eruzione,al giorno d’oggi vengono “aperti” virtualmente usando la tomografia, dopo secoli di laboriosi quanto dannosi processi di srotolamento.

Si parlava di filosofia e di poesia, in questa villa d’ozio affacciata sul Tirreno. Ce lo suggeriscono i nomi di abitanti e frequentatori e ce lo confermano i papiri ritrovati e letti: testi sul pensiero di Epicuro, epigrammi, preziose poesie d’amore e frammenti di opere in latino che non abbiamo mai letto. D’altronde la villa dei Papiri fu frequentata dapprima da Lucrezio e dal suo maestro, autore di molti degli scritti ritrovati, Filodemo da Gadara. In seguito vi soggiornarono Orazio e Virgilio. Era un luogo splendido, più simile a un paradiso che a una dimora, sembrava risparmiato dal tempo. Leggendo i nomi dei proprietari e spingendosi anche un po’ più in là, ci si rende conto che in questa villa d’ozio si è fatta anche la Storia, ma è come se il luogo luogo avesse scelto da sé di restare avvolto in una bolla di silenzio e serenità. Sarà il Vesuvio, a spegnere per sempre i sussurri che si mischiavano alla musica del mare vicino.

Foto di copertina di Sonia Morganti.
Immagini interne tratte dalla ricostruzione virtuale realizzata dalla fondazione CIVES-MAV.

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