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Il tempio dell’altro Romolo

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Tempio di romolo
Un suggestiva immagine del tempio di Romolo.

Romolo è un nome che, nell’immaginario collettivo, evoca subito storie e leggende legate al mitico fondatore di Roma. Eppure, a ben vedere, nella storia antica c’è stato anche un altro Romolo, ben più sfortunato, a cui è dedicato un monumento che, durante una passeggiata nei Fori, ci colpisce per la sua integrità e per la storia che racconta.

Valerio Romolo: dal dramma alla divinizzazione

Il Tempio di Romolo è uno dei primi edifici ad apparire ai turisti, poco dopo l’ingresso nell’area archeologica, scendendo alla destra dell’Arco di Tito. A differenza di ciò che si è portati a pensare, non è intitolato al fondatore di Roma ma a un suo omonimo, vissuto quasi mille anni dopo: si tratta dello sfortunato figlio dell’imperatore Massenzio, Valerio Romolo. Quando affogò nel Tevere, nel 309 d.C., era solo un ragazzino e Massenzio, che era diventato padre giovanissimo, gli dedicò vari monumenti, tra cui questo tempio circolare sulla Via Sacra.

Il Tempio di Romolo

È uno degli edifici che, al giorno d’oggi, durante le consuete visite turistiche al Foro Romano, apprezziamo con immediatezza, sia per la struttura intatta che per la splendida porta di bronzo, giunta a noi ancora funzionante, con tanto di serratura e chiave a forma di cuneo.

Romolo
Il portone di bronzo, conservato in ottime condizioni

Ai lati dell’imponente struttura, come fossero delle sentinelle di un mondo ormai lontano, possiamo osservare due colonne di porfido rosso. Quando fu costruito, il tempio era interamente ricoperto di marmo e finemente decorato con numerose statue, andate perdute nel corso dei secoli. È un insieme maestoso, che colpisce subito la nostra fantasia e che ci suggerisce immediatamente una scintilla di potere misto a dolore.

La storia del Tempio di Romolo

Il Tempio di Romolo non ci tramanda solo la storia di un ragazzino dal grande futuro e dal tempo breve. Ci narra dei secoli che scorrono, di funzioni, culti e stili che si sono intrecciati fino a creare un nuovo racconto. Probabilmente Massenzio l’ha costruito adattando l’ingresso del Tempio della Pace, che alla sua epoca era già in parziale abbandono e i cui resti ora si trovano sotto Via dei Fori Imperiali. È probabile che Costantino, già dopo la battaglia di Ponte Milvio in cui Massenzio fu sconfitto e ucciso, abbia cambiato qualcosa e certamente, dalla metà del VI secolo d.C., il Tempio di Romolo torna a fare da vestibolo, questa volta per la chiesa dei Santi Cosma e Damiano. All’epoca medievale risalgono i resti degli affreschi che ne decorano le pareti: storie di santi guaritori, perché lì c’è una sorgente, da sempre simbolo di nascita e rigenerazione. La fonte era divina per gli antichi e i cristiani interpretarono diversamente quel sentire, senza tuttavia perderlo.

L’eredità del Tempio di Romolo

In epoca barocca, invece, ci furono interventi pesanti che cambiarono in profondità l’aspetto del tempio, ripristinato in parte dai recenti restauri. Alcuni autorevoli studiosi ritengono che il Tempio di Romolo sia stato piuttosto un santuario dei Penati o di Giove Statore, per il numero e la disposizione delle nicchie dedicate ad accogliere le statue perdute. Ma a noi piace continuare a pensare al Romolo che non regnò mai, al figlio sfortunato di Massenzio, che fu a sua volta l’ultimo imperatore a risiedere stabilmente in una Roma sul viale del tramonto ma che ancora combatteva per il proprio splendore.

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