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La storia di Jimmy, una pecora fortunata

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pecora bianca jimmy

La storia di Jimmy la pecora, è uno di quei racconti semplici e a lieto fine che dovrebbero aiutarci a riflettere sulla condizione degli animali non umani, schiavi e vittime di un sistema che, fortunatamente, sempre più individui iniziano a mettere in discussione. Cominciamo dal principio. Chi è Jimmy e come è arrivato nella redazione di Greenious?

Chi è Jimmy?

A ridosso del G.R.A. romano, su uno dei tanti spazi verdi incastonati in una variegata e bizzarra edilizia ormai condonata, pascolano abitualmente piccoli greggi di pecore guidati da ragazzi volenterosi, esposti al freddo e al vento delle pianure d’inverno. I pastori sono ragazzi extracomunitari provenienti per la maggior parte dall’est Europa e li vediamo quasi ogni giorno proprio di fronte la finestra della redazione in compagnia dei loro fedelissimi cani bianchi.Jimmy la pecora

Un giorno, dopo che il gregge era sceso dalla collina, abbiamo sentito belare insistentemente un agnello. Uscite dalla redazione e scavalcato un recinto, abbiamo trovato Jimmy con una marchio rosso e blu sulla schiena.  Era nato da qualche settimana perché il cordone ombelicale era ancora ben visibile. Magro e infreddolito faceva fatica a stare in piedi. Forse era stato abbandonato dalla madre, forse si era semplicemente smarrito o come spesso accade, si era addormentato mentre il gregge andava via. Certo è che in quel momento dovevamo capire cosa fare.

Anche noi complici del sistema? Un’antica riflessione

Di solito, quando troviamo qualcosa, sappiamo che l’unica azione da intraprendere è quella di rintracciare il proprietario. Se poi quel qualcosa è un bambino, sappiamo che dovremo fare l’impossibile per ricongiungerlo nel minor tempo possibile alla sua mamma. Cosa fare ora con Jimmy?

Nel nostro caso riportare Jimmy al proprietario non avrebbe significato donargli la felicità di rivedere la sua mamma ma consegnargli un destino doloroso e soprattutto una morte certa. Sapevamo che sarebbe finito in pentola e che avrebbe vissuto lo strazio e il dolore di una morte violenta, quella che tutti noi conosciamo, ma che culturalmente  poi dimentichiamo ogni volta che mangiamo la carne. Jimmy è soltanto un ariete fortunato, che nei tre mesi di vita trascorsi nel giardino della nostra redazione, ci ha permesso di riflettere sulla condizione animale.

Perché vedendo Jimmy l’istinto ci ha suggerito di metterlo in salvo mentre mangiare la carne spesso non suscita lo stesso sentimento? È questa l’antica riflessione di cui vogliamo parlare e a tal proposito è sempre bello ricordare le parole che Margherita Hack, grande scienziata vegetariana sin dalla nascita, rilasciò in un’intervista alla nostra redazione.

Capire quanto sia importante essere vegetariani non è solo un motivo morale nei confronti degli animali e nel rispetto che dobbiamo verso questi nostri fratelli minori, ma è anche un problema legato all’inquinamento. Produrre carne per la popolazione vuol dire inquinare. (Margherita Hack)

Dunque oltre al problema morale c’è quello etico che dovrebbe far riflettere. È inoltre così necessario, in un tempo in cui l’obesità è divenuta un problema sociale che caratterizza le moderne civiltà, nutrirsi di carne continuando ad alimentare i quotidiani stermini?

The Green Place, il rifugio santuario degli animali 

La vera libertà Jimmy l’ha conosciuta solo quando il rifugio The Green Place lo ha accolto. Non finiremo mai di ringraziare Marco, l’ideatore di questo “posto verde” come la speranza che lo anima. Siamo in provincia di Viterbo e ormai da cinque anni Marco, insieme a tutti i volontari, ospita oltre centoventi animali sottratti all’oppressione umana. Un rifugio che continua ad esistere solo ed esclusivamente grazie alle donazioni da parte di privati.

Per sostenere The Green Place vi basterà adottare a distanza gli animali che hanno avuto la fortuna di ritrovarsi lì. Per chi preferisce l’aiuto attivo basterà contattare il rifugio e prendere parte al lavoro di costante “aggiustamento” dello spazio. Per maggiori informazioni a riguardo potete contattare la struttura al numero +39 3276889830. Se invece preferite fare una donazione basterà utilizzare l’Iban IT93D0832739240000000001886  o il PayPal rifugiotgp@gmail.com.

 

agnello e cani

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