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La casa di Livia: esempio di dimora imperiale

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Livia Drusilla scultura

Durante l’impero romano il Palatino divenne progressivamente il luogo di residenza del princeps e della sua famiglia. D’altronde lì, già allora, erano conservati i resti della capanna di Romolo e per gli imperatori era istintivo, nonché strategico, accostarsi al fondatore della città almeno… logisticamente. In particolare lo fu per Augusto, il primo a governare un impero di fatto ma che ancora non si definiva tale. E ancor di più per Livia, che di Augusto fu l’energica consorte.

Livia, la prima donna dell’impero, e la sua casa sul Palatino

Ma era davvero la casa di Livia, quella che chiamiamo in questa maniera? Livia Drusilla fu una donna potente e autorevole, ebbe riconoscimenti pubblici e il disprezzo degli storici antichi. Il che vuol dire che sapeva farsi rispettare, qualità mai amata dagli aristocratici romani dal momento in cui persero il potere. Il figlio che Livia aveva concepito dal suo primo marito e che nacque quando Ottaviano Augusto l’aveva già sposata era Tiberio, secondo imperatore. Infatti i discendenti di sangue di Augusto ebbero un destino sfortunato, che dette luogo a pesanti maldicenze contro la moglie dell’imperatore. Tra i resti della casa di Livia c’è una conduttura per l’acqua, in piombo, su cui è inciso il nome del proprietario: Iulia Aug(usta). È probabile che, in realtà, si trattasse semplicemente di una parte della casa di Augusto stesso e fosse una zona dedicata alla sua compagna di vita. D’altronde la datazione è corretta: le mura e le pitture risalgono alla seconda metà del I secolo a.C. Tecnicamente la dimora di Augusto nasce dall’unione di più case, acquistate, modificate e ricostruite dal princeps. Entrandovi possiamo vedere la struttura di una casa patrizia. Le case romane, anche le più ricche, erano spoglie quanto a mobili e suppellettili, ma ricchissime nelle decorazioni parietali, che creavano scene, elementi di arredo, inserivano paesaggi in un ambiente chiuso

Decorazioni e struttura della villa di Livia

casa di LiviaNella casa di Livia si può entrare da pochi anni e ciclicamente deve essere chiusa per lavori o per esposizioni: l’accesso agli scavi è sempre stato ostacolato dai picchi di umidità che danneggiano gli affreschi. D’altronde preservarli è d’obbligo, oltre che per la loro importanza storica, per la loro immensa bellezza. Una copertura moderna, visibile ma salvifica, è stata posta sulla casa di Augusto e sulla dépandance tutta dedicata alla moglie Livia. Il pavimento è un semplice mosaico bianco e nero mentre le pareti sono decorate da diverse e fastose rappresentazioni pittoriche. Il tablino al centro della casa è decorato da tre colonne corinzie perfettamente dipinte, che creano spazi per tre diverse rappresentazioni: la ninfa Io sorvegliata da Argo e liberata da Mercurio, una finestra aperta che affaccia su scene di vita quotidiana e la ninfa Galatea che fugge da Polifemo anche se quest’ultima pittura è compromessa dal tempo. Le stanze più piccole sono decorate con festoni, frutta, fiori, fregi e negli spazi vuoti immagini che richiamano l’antico Egitto. I colori sono accesi, la prospettiva è sorprendentemente matura per l’epoca: siamo in pieno secondo stile e all’inizio di un’epoca d’oro, quasi un rinascimento romano. La casa di Livia è una meraviglia di gusto ed equilibrio, nella zona riservata alla prima donna di Roma a godere ufficialmente di un suo potere. Il posto ideale per difendersi da quelle critiche di cui in fondo, a lei non importò mai più di tanto.

 

Foto di copertina: Carole Raddato
Foto nell’articolo: Roma Sparita

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