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Concimare le piante: le sette regole da rispettare

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fiori gialli di piante grasse

Concimare le piante è una delle attività preferite dai coltivatori e, per la mia esperienza diretta gli amatori delle piante grasse non sfuggono alla regola, e neppure i soci delle associazioni amatoriali di coltivatori di orchidee di cui per anni ho fatto parte. Ho assistito, e partecipato personalmente, a dibattiti eruditi sulle percentuali di nutrienti da fornire alle orchidee nel periodo vegetativo, e soprattutto sul modo di somministrazione i nutrienti, nebulizzati o no. Questi incontri / scontri tra opposte filosofie o tecnologie colturali sono in parte giustificate dal fatto che troppo spesso è con concimazioni sbagliate che si riescono a far morire molte delle nostre piante: concimando possiamo “intossicare” le piante o favorire gli odiati funghi fitofagi. La procedura è sempre la stessa, quando una pianta sta male i sensi di colpa del “coltivatore” lo spingono a dar da mangiare! Ma dareste da mangiare ad una persona con gravissimi problemi di digestione?

Le sette regole da rispettare per concimare le piante

Facciamo un passo indietro; le piante traggono il loro nutrimento attraverso le radici dalle sostanze (minerali e organiche) disciolte nel terreno: da ciò deriva che per nutrirsi le piante dovranno avere buone radici, avere un buon terreno tenuto al giusto grado di umidità, ma soprattutto dovranno essere “sveglie” ossia nel periodo vegetativo. Del terriccio ho già parlato, perciò, dopo aver enunciato le regole generali, tornerò sulle “qualità” dei fertilizzanti.

Permettetemi di anticiparvi quelle che per me sono le sette regole d’oro da rispettare sempre:

  1. Potranno essere concimate solo piante in vegetazione.
  2. La concimazione non risolve tutti i problemi delle nostre piante, anzi a volte li complica, perciò sarà bene concimare solo piante in buona salute.
  3. Meglio aggiungere poco concime ad ogni annaffiatura che fornirne dosi massicce distanziate nel tempo.
  4. Le piante con uno sviluppato apparato fogliare hanno più bisogno di azoto delle altre.
  5. Le piante tendono ad adattarsi all’ambiente in cui vivono, quindi anche ad adattarsi ai nostri trattamenti (anche a quelli sbagliati), ogni variazione deve avvenire gradualmente.
  6. Se abbiamo appena rinvasato le nostre piante con una composta ben preparata dovremo aspettare un congruo tempo (almeno un anno) prima di aggiungere altro concime.
  7. Il tipo di alimentazione delle piante nelle coltivazioni industriali è poco pratico, e quindi sconsigliabile, per un semplice amatore, dovrete perciò evitare di seguire falsi profeti, danno indicazioni per procedure miracolose che hanno il difetto di funzionare solo in particolari situazioni.

Le qualità dei concimi in commercio:

sacco di concime pollin
Pollino, concime derivato dal guano di pollo ed altri volatili, ne esistono delle versioni realizzate con
feci di polli allevati in modo biologico, ciò rende biologico il prodotto (quindi adatto a coltivazioni
biologiche). Anni fa insegnammo per due anni tecniche florovivaistiche ai detenuti di un carcere a
Civitavecchia, in quell’occasione scoprimmo che un’intera ala della struttura era stata invasa dai piccioni da
decine di anni, diventando un vero e proprio deposito di guano

È possibile acquistare concimi per piante in diverse formulazioni e forme (e con diversi gradi di solubilità): granulari, liquidi, incapsulati, ecc.. I prodotti incapsulati in membrane semipermeabili (a scambio osmotico, cioè la membrana lascia passare il solvente, non il soluto) hanno il vantaggio di rilasciare gradualmente i principi attivi, ma hanno lo svantaggio di costare molto di più rispetto alle altre presentazioni; l’Osmocote è uno dei prodotti commerciali più famosi e diffusi nel campo di fertilizzanti a scambio osmotico, tra l’altro è commercializzato in diverse formulazioni specifiche per particolari generi o tipi di piante. Spesso la forma fisica influisce sulla solubilità: di solito i concimi granulari hanno un rilascio delle sostanze contenute più lento rispetto agli stessi preparati in forma liquida. I formulati in commercio (i cosiddetti “ternari”) vengono contraddistinti da tre numeri corrispondenti a tre simboli disposti in un preciso ordine: NPK (Azoto, Fosforo, Potassio), seguiti da altri numeri e simboli che indicano componenti presenti in piccole percentuali. Per le piante grasse è utile che il fosforo sia almeno il doppio dell’azoto e che il potassio sia almeno il doppio del fosforo: ad esempio, se l’azoto è 5, allora 5-10-20 è un giusto concime per le piante grasse. Per le orchidee la situazione sarà diversa, a loro saranno più utili concimi bilanciati del tipo 10-10-10. A questo punto è opportuno dare anche consigli di tipo commerciale, fate attenzione a quello che acquistate, i numeri esprimono le percentuali di principio attivo presenti nel prodotto: un concime 5-10-20 contiene un 35% di sostanze attive (5+10+20) e poi il 65% di inerte. Ma l’acqua e il terreno li abbiamo già a casa nostra ed è inutile ricomprarli a prezzo di concime.

concime per pomodori
Sacco di concime per pomodori, di solito è uno dei migliori concimi per le piante in vaso, spesso rispetta la proporzione degli elementi NPK richiesta dalle piante grasse: P=Nx2, K=Px2. Uno dei principali vantaggi è il costo particolarmente contenuto

Ma questo vale per gli esperti, avere formulazioni non troppo concentrate aumenta la facilità di usare il concime senza correre il rischio di “bruciare” la pianta. Prima di passare alla spiegazione della funzione chimica permettetemi le notazioni “pulp” correlate ai concimi, le potrete trovare nei blog dedicati ai “fedeli” della coltivazione biologica, o agli ecologisti estremi.  Nel Lazio i contadini sostengono che il miglior concime è: “pipì di cristiano e cacca di gallina”. Naturalmente parliamo di una diluizione non superiore al 15% e stagionata per diversi mesi, di questo miscuglio. Il prodotto commerciale più vicino a questo miscuglio è il “pollino”: escrementi stagionati di pollo, ne esistono anche versioni ottenute dal guano di piccione o da altri uccelli. Alcuni amano usare lo stallatico (escrementi di cavallo o di bovino) che dovranno essere usati solo dopo un periodo di stagionatura. Se usate stallatico non compostato troverete nei vostri vasi centinaia di piante aliene, presenti nelle feci degli erbivori. Nel processo di compostaggio la temperatura raggiunge e supera i settanta gradi e questo sterilizza i semi evitandoci di introdurre erbacce. Un’altra ragione per evitare l’uso dello stallatico o del concime derivato da feci ovine sta nel fatto che i cavalli e le pecore sono portatori sani della spora del tetano, spora che rimane attiva per molto tempo nel terreno e che, a contatto di una nostra ferita potrebbe infettarci, sapete bene che anche con le migliori precauzioni un piccolo incidente può sempre accadere, proprio per questo vi invito a non rischiare! Il massimo del pulp lo esprimono gli “ecologisti estremi” che disperdono nei vasi le ceneri dei congiunti cremati. Il perfosfato d’ossa è sicuramente un ottimo concime ma a me la pianta con il congiunto fa una certa impressione.  Converrete con me che c’è una differenza enorme tra questi ultimi prodotti e gli estremamente tecnologici concimi a scambio osmotico, nel prossimo articoletto vi racconterò della funzione chimica dei concimi più comuni.

Vocabolarietto verde:

Concimi a scambio osmotico: sono incapsulati in materiale semimpermeabile, che fa entrare il solvente, ma non fa uscire il soluto. Esistono varie formulazioni e diversi marchi, il marchio più famoso è l’Osmocote, ma anche di Osmocote esistono diversi tipi dedicati a particolari generi.

Concimi ternari: sono concimi chimici composti da tre elementi base: azoto, fosforo, potassio, di solito sono caratterizzati da tre numeri che rappresentano, sempre nello stesso ordine, la percentuale dei tre prodotti base.

Pollino: concime ottenuto dagli escrementi di polli ed altri volatili, il fatto di essere estremamente ricco di sostanze azotate lo rende un prodotto importante per alimentare le latifoglie.

Stallatico: concime ottenuto principalmente dallo sterco di cavallo, di solito, fatto maturare nelle compostiere. Attenzione chi usa lo stallatico rischia infezioni tetaniche: i cavalli e gli ovini sono portatori della spora del tetano che rimane latente nel terreno per moltissimo tempo.

concime incapsulato osmocote
Osmocote è un marchio commerciale diventato sinonimo di concime incapsulato in membrane semipermeabili che rilasciano lentamente il contenuto in modo osmotico. Di questo tipo di concime
esistono capsule con diverse combinazioni di nutrienti, l’unica controindicazione dell’Osmocote è il prezzo. Anni fa alcuni coltivatori usavano l’Osmocote nella terra dei vasi che vendevano nei centri commerciali, dovettero smettere perché le palline di concime venivano scambiate dai clienti per uova lasciate nella composta da insetti terricoli.

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Dopo aver chiuso alcune delle mie vite precedenti, quella sindacale (da Presidente FIARC Confesercenti a Roma), quella politica (membro effettivo Commissione Centrale Ruoli presso il Ministero del Lavoro), quella da redattore e autore nel mondo della carta stampata (Acquari & Natura, L’acquario ideale, Le mie prime venti Aloe, Piante Grasse), quella da tecnologo nell’elettronica industriale, quella da segretario nazionale dell’Associazione Italiana Amatori delle piante Succulente (AIAS), quella da libraio (Einaudi) a San Lorenzo a Roma, quella di formatore e consulente (master PNL), finalmente da alcuni anni posso dedicarmi alle mie passioni: lo studio e il restauro di orologi antichi (con lavori citati anche in Wikipedia), l’allevamento e lo studio di tartarughe terrestri, la coltivazione di qualche centinaio di piante, la partecipazione alle attività di associazioni naturaliste scientifiche (ERPISA, bibliotecario SRSN), l’alfabetizzazione del WEB con la lotta alle bufale e alle “credenze” prive di ogni fondamento che imperversano in rete, oltre allo studio e alla diffusione della cultura ambientale. luciano@einaudiroma.it

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